domenica, gennaio 19, 2014

Sis felix


“…..Pero io abito a cinque minuti dalla casa di Macchiavelli, quella dell’esilio, dove scriveva il Principe e i Discorsi e giocava a carte. Ho guardato chissa quante volte Firenze proprio dal punto dal quale la guardava lui, e la cupola si Santa Maria del Fiore è sempre quella. Un cinese un americano possono studiare brillantamente Macchiavelli: io ho un vantaggio. Conosco il profumo delle ginestre , passo coi cani tra i filari di viti, vedo venir giu in un giro di anni i muretti a secco tirati su in un giro di secoli.” Inizio da questo punto il mio racconto del libro Macchiavelli, Tupac e la Principessa di Adriano Sofri, una passeggiata in compagnia dei protagonisti dove ho spesso inciampato per via che loro conoscevano meglio il percorso, ma con un po di fortuna e vedrete quanto conta la fortuna in questo libro, sono riuscito sempre a seguire i racconti dell’uno o dell’altra Sofri racconta: “Botticelli, come altri uomini di genio del suo tempo, Pico della Mirandola, lo stesso Michelangelo giovane, avevano sentito fortemente la suggestione delle prediche del frate Girolamo Savonarola, che annunciavano tempi terribili e intimavano la penitenza, e aveva intristito la sua pittura:lasciate le belle figure mitologiche per quelle cristiane , abbuiato i colori. Nel 1497, quando i lfrate aveva fatto raccogliere migliaia di oggetti fatui o peccaminosi da dare alle fiamme, il maturo Botticelli si dice, depose con le sue mani sul falo’ alcuni di quei suoi dipinti luminosi. VIENE DA PIANGERE” il grassetto l’ho aggiunto io perchè questo sentimento andava ripetuto più avanti verso la fine. Ora mi ero segnato diversi punti ma mi rendo conto che dovrei citarlo spesso e questo renderebbe il mio post troppo lungo, non so se avete letto “il centenario che si butto dalla finestra e scomparve” di Jonas Jonasson, dove il centenario aveva conosciuto tutti i potenti della terra, qui ci sono tutti non solo quelli del secolo di Macchiavelli che gia sarebbero stati piu che sufficenti, viene coinvolto il magnifico Tupac Shakur Makaveli, lettore del Macchiavelli e rapper inquieto morto giovanissimo dopo l’ennesima sparatoria, e poi come in un guazzabuglio (l’ha detto Sofri) Warren Buffet Mao Zedong i fratelli Pirelli tutti in un modo o nell’altro visti nell’ottica di Macchiavelli e qui viene l’ultima citazione presa dal libro “ci furono anni fra i 60 e i 70 in cui non solo le lotte politiche o sociali, ma i sentimenti con cui venivano vissute erano estremi, le misure di mezzo scandalizzavano. Ed è qui quando i colori si sono rabbuiati che avrei voluto vedere scritto quel “VIENE DA PIANGERE” la cosa pregevole di questo libro è aver spazzato via molti luoghi comuni a proposito di Macchiavelli e del machiavellismo, e di avere faticosamente ed onestamente cercato di trovare altre interpretazioni. PS.Fra me e l’autore ci sono 5 anni di differenza non so se sono da attribuire alla fortuna quella contro la quale si lotta. Ma quando nel 65 io dalle finestre di una compagnia aerea vedevo sfilare gli studenti e chissà mai ci fosse anche Sofri li dentro, provavo un senso di disagio per quella protesta inutile per quelle richieste assurde di voti o prezzi politici, cosi che la mia generazione si perse un sacco di concerti per molto tempo mentre molti somari si laureavano, certo non è il caso di Adriano Sofri per il quale nutro grande rispetto, per aver pagato di persona un prezzo altissimo per un delitto non commesso ne commissionato.